mercoledì 31 ottobre 2018

L'ANAC elogia l'amministrazione Raggi. "Legalità punto fermo"





Raggi: "Legalità è nostro punto fermo. Lo ha riconosciuto anche Anac"


„"Legalità, trasparenza e lotta alla corruzione sono punti fermi per la nostra amministrazione". Lo
 scrive su Facebook la sindaca Virginia Raggi (vedi post in basso) che sui temi cari al Movimento Cinque Stelle annuncia: "Abbiamo investito energie nel tavolo tecnico congiunto con l'Autorità Nazionale Anti-Corruzione. Finalmente si raccolgono i primi risultati. E sono positivi. Nella relazione conclusiva sul lavoro svolto dal Tavolo, l'Anac ha espresso apprezzamento per gli importanti e i significativi risultati raggiunti". In particolare per "l'aumento del numero di gare a evidenza pubblica". Poi la prima cittadina posta la lettera inviata il 18 gennaio da Cantone al Campidoglio.“



Ecco la "manina" denunciata da Di Maio: Roberto Garofoli, capo gabinetto del Tesoro




Il capo di gabinetto al Tesoro, che i 5 Stelle accusano di essere l’autore della norma pro Croce Rossa introdotta alla chetichella nel dl fiscale e poi “cassata” dal presidente del Consiglio, pochi mesi prima aveva fatto un ottimo affare: era riuscito ad aprire un lussuoso B&B nel cuore di Molfetta proprio


 grazie alla Croce Rossa, ottenendo dai suoi vertici, a buon prezzo, un immobile che per nove anni aveva inutilmente preteso a suon di carte bollate.

Riassumendo: Roberto Garofoli balza agli onori delle cronache perché il premier scopre che una “manina” ha inserito nel decreto fiscale un articolo che assegna 84 milioni alla Croce Rossa, ormai privatizzata. È lui a difendere la norma quando Conte chiede spiegazioni in una riunione. I grillini ne chiedono le dimissioni, il ministro, invece, lo difende (“attacchi irrazionali”). Tria non sapeva quel che raccontiamo oggi, e cioè che i vertici di Croce Rossa avevano “dato una mano” a Garofoli: nel dicembre 2017 il commissario liquidatore Patrizia Ravaioli, col nullaosta del presidente Francesco Rocca, aveva infatti messo fine a un lungo contenzioso proprio con Garofoli.

Il caso riguarda la proprietà di un immobile nel centro storico di Molfetta, città d’origine del giurista che lì ha mantenuto la famiglia. Un cespite era pervenuto alla CRI 46 anni prima per volontà di un benefattore che voleva destinarlo alla cura di bambini down. Gli attuali vertici lo venderanno, a un terzo del valore peritato, a Garofoli che tre mesi dopo ci apre un B&B con “suite king” da 100 euro a notte. Si chiama “BorgoAntico34 – Luxury room” e ha già ottime recensioni su TripAdvisor: i clienti apprezzano la doccia con cromoterapia, “l’elegante giardino d’inverno” dalle grandi vetrate e il servizio assicurato “con cortesia e professionalità” da due persone.

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L’assassino è già fuggito! Battisti, da giorni non ci sono più tracce della sua presenza





Bolsonaro vuole espatriarlo in Italia. Ma l’ex terrorista rosso avvistato l’ultima volta giorni fa. La conferma della polizia locale


A dirlo è un poliziotto della sede locale della polizia civile di Cananéia. Risale a sabato scorso l’ultimo avvistamento ufficiale di Cesare Battisti, ex terrorista dei Pac.

Un testimone donna dice di averlo visto imbarcarsi su un battello proprio a Cananéia, villaggio di pescatori a circa 260 km da San Paolo. Probabilmente in fuga da quel Brasile che, dopo i cinque anni di carcere, alla fine con l’ex presidente dei poveri Luiz Inácio Lula da Silva lo aveva accolto a braccia aperte concedendogli il 30 dicembre 2010 il diritto d’asilo, negando all’Italia l’estradizione. A Cananéia, dove viveva da tempo, lo avevamo incontrato un anno fa. Oggi Cesare Battisti è sparito. Volatilizzato nel nulla. Le informazioni della polizia trovano eco nelle dichiarazioni dei tanti che in questo centro di 12mila abitanti Battisti lo conoscevano bene. «Sono una decina di giorni che non lo vedo – ci rivela Vino, 55 anni, barba incolta e piccoli lavoretti saltuari per tirare avanti – Per me Cesare è un fratello, una persona buona, che ha sbagliato ma ha pagato». Insieme proviamo a chiamare Battisti fuori dalla sua casa. Nessuno risponde.

L’abitazione di Battisti non è più quella di un anno fa, quella che gli era stata prestata da un sindacalista del Pt e dove poteva usufruire anche dei servizi di un caseiro, una sorta di custode tuttofare, incaricato anche di allontanare qualsiasi ficcanaso. La nuova abitazione dove da qualche mese l’ex terrorista si era trasferito è di sua proprietà, costruita su un terreno che gli era stato donato, di fronte a una scuola pubblica, la Alziro Bastos dos Santos. Una casa piccola ma graziosa, dipinta di bianco, con parcheggiata nel giardinetto interno una macchina, come a voler indicare a tutti i costi una presenza. Con l’intenzione di ripercorrere le ultime tracce del nostro connazionale mi sposto allora in una panetteria, la Dias Junior il cui proprietario Marivaldo intavola subito la conversazione mettendo in chiaro di essere tifoso del Santos. E anche lui come un ritornello mi conferma «è qualche giorno che stranamente non lo vediamo». Eppure Battisti è un habitué di questo posto dove ogni pomeriggio si viene a prendere la sua birra con qualche petiscos, stuzzichini a base di salsiccia con cui i brasiliani sono soliti accompagnare le bevute. Marivaldo, come tanti a Cananéia, ha solo parole di elogio nei confronti di Battisti. E di comprensione. «È una bravissima persona e se se ne è andato a causa delle dichiarazioni del nuovo presidente Bolsonaro lo capisco benissimo».

Già perché l’elezione del candidato di destra Jair Bolsonaro, nell’aria già dopo il primo turno, ha cambiato di fatto le carte in tavola per Battisti rispetto ai presidenti brasiliani Lula e Dilma. Non solo il nuovo presidente da candidato aveva dichiarato di voler «fare un dono» all’Italia estradandolo ma lunedì il suo futuro ministro della Casa Civil, il ministero più importante del Brasile, Onyx Lorenzoni ha ribadito il concetto per buona pace di Salvini che su Twitter si era detto disposto a venirselo a prendere. Ora Battisti sembra aver dribblato tutti o magari, come si augurano i suoi amici di Cananéia semplicemente si è assentato per qualche giorno. La vicina Patricia e un poliziotto in pensione che lo conosce ci raccontano che «a Cananéia Battisti si trova benissimo, ma da martedì della scorsa settimana non lo vediamo». Mentre un funzionario dello stato brasiliano da noi sentito al telefono ci conferma che l’ex terrorista «è sicuramente impaurito da questa destra al potere».

Il M5S Marche dona 100 mila euro alle scuole con i tagli del proprio stipendio







“Il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle Marche, con il taglio delle indennità e degli stipendi, ha permesso la destinazione di 100 mila euro alle scuole marchigiane.”


Lo ha annunciato il Movimento 5 Stelle Marche in un post pubblicato sul blog delle stelle.

“Sono dieci i progetti vincitori, su 56 totali presentati da altrettante scuole che durante le scorse settimane hanno ricevuto la cifra richiesta per la realizzazione del loro progetto. Tutti meritevoli che dimostrano una grande sensibilità e passione dei ragazzi verso l’ambiente, l’energia, la sostenibilità, le fonti rinnovabili, l’innovazione, la garanzia di accessibilità dell’educazione per tutti” hanno fatto sapere i pentastellati.

Il progetto dell’Istituto Comprensivo Statale “Anna Frank” di Montecalvo in Foglia, con “A scuola di fotovoltaico ed efficienza energetica” è il più votato nelle Marche: “legandosi all’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile, intende educare all’importanza delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e del risparmio energetico per mitigare i cambiamenti climatici legati all’aumento dell’effetto serra” hanno spiegato.

La Scuola secondaria di primo grado “G.Leopardi” di Osimo, ha ideato il secondo progetto più votato: “Abbattiamo le barriere”, presentato anche attraverso un video dai ragazzi. “L’obiettivo è rendere il loro edificio scolastico, già bello ed immerso nel verde, accessibile a tutti, andando ad acquistare e montare dei montacarichi per permettere l’abbattimento di barriere architettoniche e far usufruire a tutti, diversamente abili compresi, i laboratori siti ai piani superiori, non essendoci ascensori” hanno scritto.

A Jesi, il Liceo Scientifico Statale “Leonardo Da Vinci”, vedrà la realizzazione del proprio progetto classificatosi al terzo posto, l’obiettivo è: “migliorare l’attuale impianto di riscaldamento attraverso l’installazione di valvole termostatiche.”

“Tra gli altri progetti vincitori troviamo: la realizzazione di un parco astronomico, laboratori polivalenti, laboratori per migliorare le competenze digitali, laboratori linguistici innovativi e accessibili a tutti, laboratori di scienze degli alimenti” hanno aggiunto i 5 Stelle.

“La vera vittoria è stata comunque la grande partecipazione da parte delle scuole e degli insegnanti marchigiani, che si sono messi in gioco accogliendo il nostro invito a partecipare con l’obiettivo di rendere la scuola un luogo migliore in cui vivere, crescere e imparare. Investire sulla scuola significa costruire il futuro” hanno concluso.

lunedì 29 ottobre 2018

Via 345 parlamentari, il governo continua la lotta ai parassiti di Stato



“Abbiamo fatto una riunione con la Lega e la prossima settimana presentiamo una proposta di legge costituzionale per tagliare 345 parlamentari”.



Lo ha annunciato Luigi Di Maio nel corso della puntata di “Di Martedì”, programma condotto da Giovanni Floris su La7.

In questo modo – ha spiegato il vicepremier – si otterranno “risparmi per 100 milioni di euro l’anno”.

Di Maio ha anche affrontato la questione Tria: “Nessuno ha chiesto le sue dimissioni, ma pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà,” ha detto, aggiungendo che “gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare”.

“Lo Stato – ha proseguito – è già in ritardo di 20 anni, ci sono famiglie italiane con figli in momentanea difficoltà, giovani senza lavoro, pensionati che con 500 euro non mangiano. Iniziamo a dare i soldi a loro”.

“Poi semmai – ha aggiunto – ci porremo il problema che non ci sono i soldi per dare stipendi a chi guadagna centinaia di migliaia di euro”.

Quanto alla manovra, il vicepremier ha assicurato che “abbattere il debito pubblico è un impegno che prendiamo”, ma ha anche affermato che “una legge di bilancio non si fa per ridurre il debito ma per cominciare ad avviare iniziative importanti, mantenere le promesse e migliorare la qualità della vita degli italiani”

“Questa legge di bilancio manterrà le promesse, superare la Fornero, reddito cittadinanza, flat tax”, ha continuato. E una parte delle risorse arriverà dal “taglio degli sprechi, ce ne sono tantissimi, il bilancio è pieno di sprechi”, e non solo con i tagli alle spese ma anche facendo deficit: in quanto “non serve superare il 3%, abbiamo bisogno di prendere un po’ di soldi dal deficit poi li ridaremo con la crescita”.


Altra mazzata del Governo ai politici: "Confisca di tutto quello che hanno rubato"



L'annuncio di Di Maio su Facebook è una rivoluzione: Con il DDL SpazzaCorrotti Confisca di tutto ciò che hai rubato allo Stato. SEMPRE!



Riportiamo le parole del leader del M5S:

"I soldi rubati attraverso la corruzione verranno confiscati, anche se il reato si prescrive o in caso di amnistia dopo la prima condanna. I cittadini hanno il diritto di riprendersi tutto quello che è loro!
#Spazzacorrotti"


Il Governo Conte sta vincendo la guerra contro lo spread scatenato da Moscovici e Junker! Ecco come



La buona notizia di oggi per il Governo Conte è che lo spread stamane è sceso sotto i 300 punti.


Dei giornaloni solo il Corriere della Sera dà evidenza a questo fatto, mentre gli altri ne danno notizia ma la derubricrano a una tra le tante: potete immaginare quale sarebbe stata la prima notizia nel caso contrario di innalzamento dello spread.

L’altra buona notizia per il Governo italiano – sottaciuta nei giorni scorsi dai giornaloni del cadente regime italiano, mentre sarebbe stata enfatizzata se fosse stata di segno opposto – è che l’agenzia di rating S&P non se l’è sentita questa volta di coartare la realtà ma ha dato un buon giudizio sulle prospettive dell’economia italiana, tanto che la Borsa di Milano stamattina ha aperto in forte rialzo.

A ulteriore conferma della fiducia degli investitori nel Governo Conte, nonostante l’azione mediatica, guastatrice e terroristica, degli italiani ‘che contano e pesano’, l’asta odierna dei BOT semestrali è stata collocata a un tasso inferiore rispetto a quello di settembre, in altre parole il costo dello Stato italiano per rifinanziare il debito è stato inferiore a quello del mese scorso, sintomo incontrovertibile di una accresciuta fiducia degli investitori.

E in effetti il Governo Conte è tutt’altro che isolato a livello internazionale, come piace, falsamente e ripetutamente dipingerlo dai giornaloni.

Settimane fa c’è stata la missione economica in Cina di Luigi Di Maio, coronata da successo sul piano dei risultati per le aziende italiane che operano nel paese asiatico.

Non son passati molti giorni da quando Bloomberg ha dato un buon giudizio, con qualche suggerimento correttivo, sulla Manovra economica del nostro Governo.



Prima ancora c’era stato l’apprezzamento di Putin per l’affidabilità dell’economia italiana.

Subito dopo sono arrivati i complimenti di Trump – che può piacere o no ma è pur sempre il Presidente in carica degli Stati Uniti destinato anche a rimanere per il secondo mandato – per la politica migratoria e soprattutto per la linea di politica economica adottata dal Governo 5Stelle-Lega presieduto da Giuseppe Conte.

Mentre quelli che combattono con violenza contro il nostro Governo a livello internazionale, i burocrati UE, Moscovici e Junker, stanno per lasciare tra qualche settimana la scena politica perché non verranno rieletti.

Il francese Macron nella sua patria è in caduta libera.

La Merkel nelle elezioni regionali svoltesi ieri in Assia, ha preso un’altra sonora batosta, portando alla disfatta il suo partito e trascinando anche la SPD, sua alleata di governo, verso una crisi che appare irreversibile.

E così la signora tedesca non ha potuto far altro che ammettere che il suo governo ha ‘perso credibilità’ e dichiarare apertamente che quello in corso è il ‘mio ultimo mandato da cancelliera, poi lascerò la politica’.

Gli anti-5Stelle stanno cadendo come birilli uno dopo l’altro in patria e all’estero.

“Adesso diranno che Desirèe si è stuprata da sola” Mario Giordano demolisce Boldrini, Mughini e la feccia rossa che sta infangando la ragazzina ammazzata dal branco di clandestini




Mario Giordano per la Verità


No, non ha detto che se l’ è cercata. Gad Lerner ha detto soltanto (soltanto?) che Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata e uccisa da un branco di belve africane, era «dipendente di eroina, figlia di uno spacciatore italiano e madre quindicenne». E dunque, dice, non dovete preoccuparvi del fatto che a torturarla e ammazzarla è stato un gruppo di africani

che abbiamo accolto con il permesso umanitario (umanitario!) e che abbiamo lasciato circolare liberamente anche quando dovevano essere rimandati a casa loro a calci nel sedere. Macché.

Dobbiamo preoccuparci perché la madre di Desirée quando l’ ha partorita aveva 15 anni. Un delitto gravissimo, si capisce. Mica come stuprare e uccidere una sedicenne.

Sul tweet della maglietta rossa (con Rolex annesso) si è scatenata la bagarre social della domenica. A un certo punto è intervenuto anche Matteo Salvini che ha ripreso la notizia, così come riportata da un sito Web, aggiungendoci un «Gad ma vergognati» con annessi punti esclamativi. A questo punto il medesimo Lerner ha risposto con un altro tweet accusando il ministro dell’ Interno di propalare fake news, perché nel sito Web si usava l’ espressione «se l’ è cercata».

«Chi l’ ha mai scritto che Desirée se l’ è cercata?», ha replicato l’ ex direttore del Tg1.

Vi risparmiamo l’ orda di commenti che sono seguiti all’ incrociare delle social spade.

rossetto e minigonna

Ora pubblichiamo il tweet così ognuno potrà giudicare di testa sua. A noi sembra, in ogni caso, che faccia schifo.

Ma insomma: da quando, in caso di stupro o omicidio, si punta il dito contro chi ha subito la violenza? Da quando si dice che bisogna discutere della sua vita piuttosto che di quelli che l’ hanno ammazzata? Se l’ avessimo fatto noi su un qualsiasi altro caso, come ci avrebbero accusato?

Probabilmente diverse delle ragazze che sono state stuprate negli ultimi anni non avevano una vita irreprensibile, magari qualcuna era pure uscita a cena con il suo stupratore, magari aveva pure consumato droga con lui.

Ma questo giustifica lo stupro? La vita dissoluta della violentata giustifica la violenza? E allora anche il rossetto e la minigonna? Che ne dici, Gad? Anche molte mogli che vengono ammazzate dai mariti, nella lunga teoria dei femminicidi, probabilmente non erano stinchi di santo, anzi forse erano perfette rompicoglioni: ma ciò significa che il problema, in caso di femminicidio, è come si comportava la donna uccisa?

Di ragazze drogate ce ne sono tante, purtroppo. Di figlie sbandate cresciute in famiglie malmesse pure. Dobbiamo dire che è normale che vengano tutte stuprate e massacrate? Pare di sì. Desirée era una «predestinata», ha sostenuto ieri Giampiero Mughini a Domenica In, mettendosi sulla scia di Lerner.

«Si drogava e quindi non poteva che fare quella fine lì».

Ma certo: è normale, no? Una ragazza di 16 anni si droga e quindi è normale che un branco di africani, assetati di sangue e di sesso, le si buttino sopra violentandola per 12 ore, in nome di quell’ umanità per cui noi li abbiamo accolti. Perché stupirsi? È logico che succeda così. Ancora un po’ e troviamo qualcuno che dice che Desirée non solo se l’ è cercata, ma in fondo se la meritava pure.

Sia chiaro: se Lerner e Mughini vogliono invitarci a riflettere sullo sfascio della famiglia italiana, con noi trovano porte aperte. Sono anni che parliamo della famiglia, nel silenzio generale. Ma forse dovrebbero chiedersi perché la famiglia si è sfasciata.

E se la loro generazione, e la loro cultura, non porti addosso la responsabilità somma di questo sfascio, dal momento che la famiglia è stata considerata prima (nei fumi inebrianti del Sessantotto) un ferrovecchio da buttare, e poi è stata travolta con le esagerazioni del conformismo lesbo gay, per cui persino mettere nella pubblicità Barilla una mamma e un papà che fanno colazione con i loro figli è diventato un insulto alla presunta modernità.

Adesso hanno nostalgia della famiglia? Vogliono parlarne? Vogliono ragionare sul perché una mamma quindicenne e un papà spacciatore vengono lasciati soli?

Perché i genitori non hanno nessun aiuto, a meno che non si iscrivano alla lobby arcobaleno? Facciamolo pure, per carità. Purché non sia semplicemente un pretesto per non parlare del vero problema. Che non è, in questo caso, la vita di Desirée o di suo padre spacciatore. Ma la vita di Mamadou Gara, Brian Minteh, Alinno Chima, Yusif Salia. Guardateli in faccia, caro Gad e caro Giampiero.

Abbiate il coraggio di guardarli in faccia. Avevano il permesso umanitario. Glielo abbiamo dato noi. E noi li abbiamo lasciati liberi di scorrazzare nel nostro Paese, anche quando quel permesso era scaduto. Considerandoli, chissà perché, «risorse».

coda di paglia

Ecco: io ho come l’ impressione che state facendo quest’ operazione di distrazione di massa per cercare di nascondere la vostra coda di paglia. Siete voi che avete voluto aprire le porte a tutti, siete voi che predicavate l’ accoglienza a ogni costo, siete voi che avete fatto in modo che l’ Italia si riempisse di Mamadou&C. E adesso per cercare di sottrarvi alle vostre responsabilità che fate?

Dite che il problema è un altro. Il primo giorno il problema era Salvini, che aveva osato andare a deporre un fiore. Poi il problema era Virginia Raggi, che non aveva bonificato la zona. Ora il problema è la vita di Desirée. E nel frattempo spunta anche un presunto italiano che sicuramente (se si dimostrerà vero o anche solo verosimile) diventerà il vero problema. Mica come quei paciocconi dei nigeriani e dei senegalesi, che un problema non lo sono mai, nemmeno quando uccidono e stuprano una sedicenne. E razzista chi dice il contrario.

domenica 28 ottobre 2018

Repubblica? Solo quest’anno ha spacciato un’infinità di notizie false: Travaglio si è preso la briga di catalogarle una per una





Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”


Hanno scritto di un’ intercettazione fra Rosario Crocetta che taceva divertito mentre un amico medico auspicava l’ assassinio di Lucia Borsellino come quello del padre Paolo, e non era vero. Hanno scritto di troll russi dietro la campagna web contro Mattarella, e non era vero. Hanno scritto che il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, nel caso Consip, era stato “smascherato come impostore e falsario di passaggi politicamente significativi dell’ inchiesta”; e aveva “consegnato a Marco Lillo la notizia del coinvolgimento di Del Sette”, insomma era lui “la mano che dà da mangiare al Fatto” per “far cadere Renzi” (fra l’ altro già caduto da solo), ma non era vero; e, quando la Cassazione scagionò Scafarto per i suoi “errori involontari”, si scordarono di informarne i lettori.

Hanno scritto che Di Maio situava Matera in Puglia anziché in Basilicata, e non era vero. Hanno scritto che l’ Italia, se rinunciasse al Tav Torino-Lione, dovrebbe pagare “penali” miliardarie, e non è vero (glielo fece notare l’ ex pm Livio Pepino in una lettera, ma non la pubblicarono). Hanno scritto che Marcello Foa, aspirante presidente Rai, è un fabbricante di fake news tant’ è che ha scritto un libro per “spiegare come si falsifica l’ informazione al servizio dei governi”, ma non è vero (il suo Gli stregoni della notizia, al contrario, smonta le fake news al servizio dei governi). Hanno scritto che c’ è la Russia di Putin dietro le fake news filo-M5S&Lega, e non era vero.

Hanno scritto che il premier Conte voleva trasferirsi dalla cattedra di Firenze a quella di Roma con un concorso “confezionato su misura”, e non era vero (il bando era standard). Hanno taciuto sulla tesi di dottorato in larghe parti copiata dalla Madia. Hanno nascosto la bocciatura del Jobs Act di Renzi dalla Corte costituzionale (“Lavoro, su Jobs Act e Cig si ritorna al passato”: nessun riferimento nella titolazione alla Consulta e all’ incostituzionalità).

Hanno nascosto, mentre tutti gli altri giornali ne parlavano, l’ inchiesta per la soffiata di Renzi a De Benedetti sul decreto Banche popolari, usata dall’ Ingegnere per guadagnare in Borsa 600 mila euro in due minuti, forse perché troppo impegnati a fare decine di titoli su “Spelacchio” (un albero di Natale). Hanno fatto il taglia e cuci dei messaggi di Di Maio alla Raggi per spacciarlo come “bugiardo” e “garante” di Raffaele Marra in Campidoglio, mentre ne sollecitava il trasferimento. Hanno taciuto per giorni il nome dei Benetton, primi azionisti della concessionaria Autostrade (sponsor de La Repubblica delle Idee), dopo il crollo del Ponte Morandi.

Hanno scritto che il ponte era crollato anche per il no del M5S alla Gronda, che però fu bloccata da chi governava città e regione (centrosinistra e centrodestra) e per giunta contemplava l’ uso del viadotto Morandi. Hanno scritto di probabili legami con la Casaleggio di tal Beatrice Di Maio e delle sue fake news anti-renziane e non si sono mai scusati quando si è scoperto che era la moglie di Brunetta.

Hanno accostato le leggi razziali del fascismo al decreto Sicurezza di Salvini. Hanno pubblicato una bozza apocrifa e superata del contratto di governo giallo-verde facendo credere che prevedesse l’ uscita dell’ Italia dall’ euro e scatenando spread e mercati. Hanno nascosto il sequestro di 150 milioni e di due giornali all’ amico editore-costruttore catanese Ciancio Sanfilippo. Hanno spacciato lo scandalo Parnasi come una storia di tangenti al M5S , mentre i partiti finanziati dal costruttore sono gli altri (Pd, Lega e FI ).

Hanno elogiato Monti quando ha ritirato la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020 e massacrato la Raggi quando ha ritirato la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Hanno scritto che le polizze intestate dal dirigente Romeo all’ ignara Raggi celavano “tesoretti segreti” per “garantire un serbatoio di voti a destra”, dunque era “vicina” l'”accusa di corruzione”, ma non era vero.

Hanno dipinto l’ assessora Paola Muraro come infiltrata di Mafia Capitale e della “destraccia” nella giunta capitolina, salvo poi intervistarla dopo le dimissioni come grande esperta di rifiuti. Hanno nascosto l’ attacco di Rondolino, che sull’ Unità dava del “mafiosetto di quartiere” a Saviano, reo di aver criticato la Boschi, mentre il Fatto restò solo a difenderlo. Hanno minimizzato le epurazioni dalla Rai renziana di Gabanelli, Giannini e Giletti come ordinaria amministrazione.

Hanno fatto questo e altro, i giornali del gruppo Gedi (Repubblica-Espresso-Stampa), ma noi siamo solidali con loro per gli attacchi di Di Maio, per tre motivi. 1) Nessun politico deve permettersi di dare pagelle ai giornalisti, tantopiù se sta al vertice del governo. 2) Quando il Fatto subiva trattamenti anche peggiori da Renzi e dai suoi killer, non ci giunse alcuna solidarietà, ma noi non siamo come loro. 3) Finché usciamo tutti in edicola, la gente può notare la differenza.

Ps. Per la serie “Chiamate la neuro”, segnaliamo i delirii di Carlo Bonini (Repubblica) all’ autorevole Radio Cusano Campus: “Il Fatto Quotidiano specifica che non prende alcun finanziamento pubblico? È una furbizia. Siccome i lettori del Fatto sono in buona parte elettori del M5S , è un modo per raffigurare ai lettori del M5S che la terra è tonda e non quadrata, dopodiché la terra è tonda”. Il pover’ uomo ignora che il Fatto è nato prima del M5S e la nostra scelta di non ricevere finanziamenti pubblici prescinde dalle intenzioni di voto dei nostri lettori (peraltro note solo a lui).

Volendo, Bonini potrebbe raccontarci degli aiuti statali (o a spese degli altri giornalisti) ricevuti dal suo gruppo per contratti di solidarietà, prepensionamenti & affini. E regalarci una delle sue grandi inchieste sui vertici Gedi indagati per una truffa milionaria all’ Inps.

Lo schiaffo di Montesano ai "terroristi di regime": "Il Governo non è razzista, ha solo ragione!"



Enrico Montesano non è solo uno degli attori più bravi e apprezzati. E’ stato per anni vicino alla sinistra italiana e fu eletto con il Pds per una tornata al Parlamento europeo. Oggi si è totalmente allontanato dal mondo, e intervistato da Peter Gomez così giudica e apprezza il lavoro del Governo

GUARDA IL VIDEO:


“Una trattativa segreta tra Conte e Trump” Così si è salvata l’Italia dall’attacco infame di Bruxelles



Il racconto è affascinante e fa pensare a un film. Lo fa Augusto Minzolini, che su Il Giornale dà la sua interpretazione, suffragandola in modo convincente, del perchè l‘agenzia di rating Standard & Poor’s la scorsa settimana abbia di fatto sospeso il suo giudizio sull’Italia, confermando il rating del nostro Paese e limitandosi a indicare un outlook (cioè una prospettiva dei dati economici e finanziari) negativo.

Alla base di tutto, secondo l’ex direttore del Tg1, ci sarebbero le rassicurazioni date dal premier Giuseppe Conte al presidente americano Donald Trump sulla effettiva realizzazione della Tap, il gasdotto progettato per portare il gas in Europa dall’Azerbaijan. Gasdotto che i 5 Stelle avevano inserito in campagna elettorale (ma non nell’accordo di governo con la Lega) tra le opere che sarebbero state fermate qualora fossero andati al governo loro.

Invece, quando è andato in visita ufficiale a Washington, Conte ha ribadito a Trump che la Tap si farà. Come scrive Minzolini, l’opera ha per gli Usa un’importanza strategica fondamentale, perchè toglie a Putin e alla Russia il controllo (e e quindi il potere) sull’afflusso di gas in Europa, rendendo tra l’altro superflua la realizzazione del progetto South Stream. Oltretutto, il gasdotto entra in Europa dall’Italia e non attraverso la Germania, Paese con il quale Trunp ha mostrato di avere rapporti non proprio idilliaci per l’estrema aggressività di Berlino sui mercati esteri.

Secondo Minzolini si spiegherebbe così perchè, al culmine del caos dello spread e dei mercati e col governo in grosse difficoltà con la sua manovra anche con l’Europa, appena prima della pronuncia di S&P’s siano usciti sul Wall Street Journal e su Bllomberg due autorevoli articoli in cui si esprimeva un giudizio favorevole sulla manovra approvata dal governo di Roma. E poi sia arrivato il benevolo (per il momento) giudizio di Standard & Poor’s.

I soldi del taglio delle Pensioni d'oro verranno inserite nelle pensioni minime. Ecco l'ennesimo capolavoro del Governo a servizio dei cittadini



Il Taglio delle Pensioni D'oro, proposto dal Movimento 5 Stelle, potrebbe arrivare fino al 20 per cento per alimentare un fondo risparmio destinato alle pensioni di cittadinanza. La proposta è inserita nella legge di Bilancio e sarà presa in esame dal Parlamento dal 5 novembre.

L’obiettivo è aiutare “particolari categorie di soggetti”, togliendo a chi riceve tanto, per dare a chi invece ogni mese ha una pensione sotto il livello minimo dei 500 euro, viene quindi scartata l’ipotesi di un ricalcolo contributivo degli assegni d’oro. La misura interesserebbe circa 28mila persone e sarebbe valida solo per 5 anni, come ha proposto la Lega per evitare il rischio di eventuali ricorsi.

Con il taglio delle pensioni d’oro, si prevede anche l’istituzione all’Inps di un “Fondo risparmio” per “garantire l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche in favore di particolari categorie di soggetti”.
L’idea dell’esecutivo giallo-verde è quella di utilizzare le risorse di questo fondo per le pensioni di cittadinanza, pensioni che insieme al reddito di cittadinanza, servono per aumentare le pensioni minime facendole arrivare a 780 euro, la soglia minima di povertà relativa.

Nella bozza di legge sul taglio delle pensioni d’oro però c’è anche scritto che “l’utilizzo delle risorse è bloccato per un periodo di tre anni, a decorrere dalla entrata in vigore della presente legge”. Ma i primi assegni delle pensioni di cittadinanza dovrebbero partire già dal prossimo gennaio.

Così facendo si ridurrebbero gli assegni superiori ai 4.500 euro mensili, attraverso un prelievo modulato in base ad almeno 5 scaglioni. “Per favorire l’equità del sistema previdenziale” si prevedono tagli percentuali di prelievo: tra l’8 e il 10 per cento per le pensioni dai 90 ai 130mila euro, tra il 12 e il 14 per cento per quelle fino a 200mila euro, tra il 14 e il 16 per cento fino ai 350mila euro, tra il 16 e il 18 per cento fino ai 500mila euro, e del 20 per cento per le pensioni sopra i 500mila euro. Sono escluse le pensioni di invalidità, quelle per le vittime del dovere o di azioni terroristiche e quelle riconosciute ai superstiti.

giovedì 25 ottobre 2018

Putin elogia L'ITALIA: “Piena fiducia nel governo italiano, abbiamo gli stessi sogni…”




Il presidente russo Vladimir Putin non nasconde la propria ammirazione per la svolta italiana. “Sappiamo che l’economia italiana ha delle basi molto solide, noi ci fidiamo di tutto quanto sta facendo il governo italiano e siamo sicuri che i problemi saranno risolti”. E’ quanto ha assicurato il



 presidente russo Vladimir Putin, parlando delle tensioni tra Roma e Bruxelles sulla manovra, bocciata dalla Commissione europea. “Sappiamo delle discussioni in corso tra il governo italiano e la Commissione europea – ha sottolineato Putin – ma non ci intromettiamo. Malgrado i problemi difficili, sappiamo che l’economia italiana ha delle basi molto solide”. La Russia inoltre “sostiene gli sforzi dell’Italia per la soluzione della crisi in Libia”. Lo ha detto il presidente russo nella conferenza stampa con il premier italiano Giuseppe Conte al Cremlino, sottolineando che Roma e Mosca “condividono lo stesso approccio”. “Ho già detto che appoggiamo gli sforzi dell’Italia per la soluzione della crisi in Libia, appoggiamo tutto ciò che sta facendo l’Italia in questa direzione – ha sottolineato il presidente russo – Lo ripeto ancora, credo che il nostro approccio, la nostra impostazione coincida pienamente con quella italiana, nel senso che tutti i problemi devono essere risolti dallo stesso popolo libico, noi possiamo essere soltanto sostenitori e garanti”. E ha promesso:  “La Russia continuerà a fornire risorse energetiche all’economia italiana e all’intera Europa”. La cooperazione tra Russia e Italia, evidenzia Putin, non si limita alla fornitura di gas: “Accogliamo con favore l’ambizione delle imprese italiane di investire nello sviluppo del settore russo dell’energia elettrica”. “Sono sicuro che le intese raggiunte oggi favoriranno lo sviluppo della cooperazione russo-italiana in tutte le direzioni”. Lo ha detto il presidente russo Putin, nella conferenza stampa congiunta al Cremlino con il premier Giuseppe Conte, definendo “costruttivi” i colloqui avuti. A questo proposito, tra i tanti accordi, Enel, tramite Rusenergosbyt, la joint venture russa tra Enel ed Esn, ha siglato oggi un accordo di cooperazione strategica e ampliamento della partnership con la società per azioni Russian Railways (RZhD), che include un’estensione del contratto di fornitura energetica che lega le due società dal 2008. Attraverso i termini di questo accordo, le due aziende saranno in grado di pianificare interventi ed investimenti su orizzonti temporali più lunghi.

“Non ho più nemmeno la pensione e mi tocca spostarmi con i mezzi pubblici” Formigoni senza vergogna ha il coraggio di fare il piangina




Era il “Celeste” della politica. Per tre mandati ha guidato la Regione Lombardia, e per anni è stato parlamentare a Roma, nella Dc prima e in Forza Italia dopo. Poi sono arrivate le accuse e i processi.



 E quella condanna per corruzione che in appello è cresciuta dai 6 anni del primo grado ai 7 e mezzo dell’appello ed è ora in attesa della Cassazione, che potrebbe spedire Roberto Formigoni in carcere. Dietro le sbarre.

Su Il giornale, in una lunga intervista, lui si professa innocente, dice che ha fiducia completa nella Cassazione, ma che se dovesse essere ribadita la sua colpevolezza “sono cristiano e sono pronto ad affrontare quel che sarà”. Accanto al rischio-carcere, c’è tutto quello che quelle accuse, quei processi e quella condanna hanno portato nella vita di tutti i giorni: “Mi hanno sequestrato tutti i beni: sei appartamenti in comproprietà con mio fratello e mia sorella, e tre utilitarie. In più, a maggio la Corte dei Conti mi ha portato via pure la pensione, anche se questo è incostituzionale: circa 4mila euro al mese“.

Già, perchè dal 4 marzo scorso, quando è stato eletto il nuovo Parlamento, Formigoni (che fino lì era senatore) è in pensione. E come campa oggi? “Faccio volontariato, seguendo la comunicazione di due onlus, consiglio i giovani che vogliono entrare in politica e candidarsi, faccio scuola di formazione politica. Tutto gratis”. Però, tocca pur portare a casa la pagnotta: “Con grande fatica – dice – mi sono ributtato nel mondo del lavoro, come consulente di due gruppi imprenditoriali: uno arabo e uno cinese. Non guadagno molto, ma mi basta per vivere”. In modo, certo, assai diverso da quello che è stato per tanti anni: “Non ho più una segretaria e l’autista lo avevo perso già lasciando la presidenza della Regione Lombardia”. E come si muove, allora, il Formigoni post-politico? “Uso i mezzi pubblici, metropolitana compresa, anche nelle ore di punta”.

Terremoto alle prossime Europee! Boldrini e compagnia non potranno essere eletti! Una sentenza clamorosa ammazza l’estrema sinistra




Nella camera di consiglio di oggi la Corte costituzionale ha giudicato non fondate le questioni di costituzionalità – sollevate dal Consiglio di Stato con riferimento al principio democratico, al principio di ragionevolezza e a quello di eguaglianza del voto – delle disposizioni della legge n. 18



 del 1979 (come introdotte dalla legge n. 10 del 2009) per le elezioni europee che limitano l’accesso alla distribuzione dei seggi ai partiti che hanno ottenuto a livello nazionale almeno il 4% dei voti validi. La Corte ha ritenuto che la previsione di questa limitazione “non è manifestamente irragionevole e rientra pertanto nella discrezionalità del legislatore”. È quanto si legge in una nota. Di fatto, sondaggi attuali alla mano, rischiano di non superare indenni la ghigliottina partiti come Liberi e Uguali di Laura Boldrini e Pietro Grasso o Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Non a caso, in molti stanno studiando liste allargate ad hoc con altri soggetti politici.


Manovra? Non si cambia nemmeno una virgola: così Savona sfancula i parassiti di Bruxelles





“Non c’è alcun dubbio” che il governo rimanderà la manovra “tale e quale” a Bruxelles, nonostante la bocciatura. Lo ha detto il ministro per gli Affari europei Paolo Savona in un’intervista a Skynews. E



 se lo spread dovesse sfuggire di mano al governo? “Così come abbiamo deciso in Consiglio dei ministri, noi non riesamineremo la manovra, ma il contesto nel quale ci poniamo”, ha risposto il ministro per gli Affari europei. Le affermazioni di Savona probabilmente avranno deluso le aspettative di Mario Draghi: il vertice della Bce aveva detto di essere fiducioso sul fatto che Bruxelles e Roma avrebbero trovato un accordo sulla manovra. E a proposito delle parole del presidente della Bce Savona ha affermato: Ognuno si assuma le sue responsabilità”.

Nessun rischio insolvenza per l’Italia, secondo il ministro: “Nessun paese vanta la stabilità dell’Italia in un contesto così difficile. Il nostro paese è veramente solido, non c’è il rischio di insolvenza”, ha sostenuto.

E sull’aumento dello spread Savona chiama in casa la Banca centrale europea: “Alla Bce – ha dichiarato – dovrebbe spettare il compito di indicare soluzioni per evitare la crisi sistema bancario ed eventualmente intervenire. Se lo spread si innalza e nessuno interviene per calmierarlo, ed è un tipico compito delle banche centrali europee, inevitabilmente la caduta del valore dei titoli mette in difficoltà le banche. Se le responsabilità della stabilità del sistema bancario passano nelle mani della Banca centrale europea, dovrebbe essere la Bce a intervenire per evitare che il sistema bancario entri in crisi”.

Siamo alla follia! la Corte Europea condanna l'Italia per il 41bis a il boss Provenzano






L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per la decisione di rinnovare l’applicazione del regime speciale di detenzione del 41bis a Bernardo Provenzano, dal 23



 marzo 2016 fino alla sua morte, il 13 luglio dello stesso anno. La Corte invece non ha individuato nessuna violazione sulle condizioni di detenzione. Provenzano, relativamente all’articolo 3 della Convenzione, si era lamentato delle cure mediche inadeguate in prigione e della continuazione dello speciale regime di detenzione, a dispetto delle sue condizioni di salute. Il 1 aprile 2016 il regime di carcere duro era stato prorogato dall’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando, le procure che si erano occupate del boss di Corleone invece avevano dato parere favorevole. Pochi mesi prima il 24 settembre 2015 la Cassazione aveva bocciato il ricorso del boss.






La Corte europea dei diritti umani aveva avviato l’esame del ricorso che la famiglia di Bernardo Provenzano, proprio nel giorno della morte. Il ricorso, in cui si denuncia la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, che sancisce che nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene e trattamenti inumani e degradanti, era stato comunicato al governo italiano. Nel 2013 Strasburgo respinse la richiesta dell’avvocato di Provenzano, Rosalba Di Gregorio, di esigere dal governo italiano l’immediata scarcerazione del boss. Sul caso del carcere duro si era espressa anche nel febbraio del 2014 l’allora ministra della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che non aveva ritenuto di accogliere la richiesta di revoca del 41 bis avanzata dai familiari di Provenzano”.

“Ma scherziamo? La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché decise di continuare ad applicare il regime duro carcerario del 41bis a Bernardo Provenzano, dal 23 marzo 2016 alla sua morte. Avremmo così violato il diritto di Provenzano a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Non sanno di cosa parlano! I comportamenti inumani – su Instagram il vicepremier Luigi Di Maio – erano quelli di Provenzano. Il 41bis è stato ed è uno strumento fondamentale per debellare la mafia e non si tocca. Con la mafia nessuna pietà”.

Il Senatore Lannutti stoppa l'UE: "La manovra non la modificheremo nella maniera più assoluta"





“La manovra la scriviamo noi e non la modificheremo nella maniera più assoluta”.



Lo ha detto il senatore del M5S Elio Lannutti parlando ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, trasmissione radio condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

“Juncker” ha detto l’esponente pentastellato “è la metafora dell’Europa, barcolla, lo devono sorreggere. E’ la metafora di un’Europa etilica dominata da piccoli funzionari, che in questa Commissione si sentono padre eterni e vorrebbero insegnare agli italiani come votare. Oettinger lo disse tempo fa: i mercati insegneranno agli italiani a non votare i populisti”.

“Noi” ha spiegato “abbiamo fatto la manovra del popolo, che è stata scritta a Roma e non a Bruxelles come in precedenza. A questi soloni piace tanto il mercato, ma se non c’è reddito come si alimentano i consumi? Poi quota 100, ce le ricordiamo le lacrime gratis della Fornero e il sangue degli italiani? Noi dobbiamo restituire i diritti a chi ha patito, a chi ha sofferto. I governi precedenti sono andati a baciare la pantofola di Juncker e della Merkel e hanno messo gli italiani in un regime di austerità che aumentato le diseguaglianze. Se Gentiloni e Renzi sono andati in Europa a prostrarsi, noi non ci andiamo in più col cappello in mano”.

Quanto al rapporto deficit/PIL, Lannutti ha osservato:

“Se dovessi fare correttivi altro che 2,4%, io farei il 3%. Questa Europa non va bene, bisogna rivederla. Noi rispettiamo l’Europa, ma non questi piccoli burocrati. Mi dispiace per tanti politici dalla memoria corta. Nel 2011 feci una denuncia contro le agenzie di rating. Ma quando lo spread veniva utilizzato dai brigatisti della finanza contro Berlusconi non andava bene, se oggi viene utilizzato contro il governo del popolo allora va bene e fanno il tifo per lo spread”.

Sulle banche il senatore pentastellato ha dichiarato:

“Con noi non si scherza e lo dimostreremo. Se questi signori delle banche faranno i furbetti gli taglieremo le unghie. Hanno avuto 15 decreti a favore delle banche a spese nostre. Le banche le hanno fatte saltare i cosiddetti ‘capaci’. La pezza ce la stiamo mettendo noi”.

mercoledì 24 ottobre 2018

Putin al fianco del governo! Grazie a Conte nasce un asse privilegiato con Mosca




Successo della visita del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Russia. Mentre l’Unione europea si schiera contro l’Italia, il governo trova un importante alleato nel Cremlino. Si è svolto a Mosca l’incontro tra il premier e il presidente russo Vladimir Putin. Conte e Putin si sono stretti la mano nella sontuosa Sala Verde del Cremlino, dove sono schierate quattro guardie in alta uniforme.



 Sono presenti anche il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, il ministro dell’Industria e del Commercio russo Denis Manturov, il consigliere del Cremlino per la politica estera Iuri Ushakov, l’ambasciatore italiano Pasquale Terracciano e il consigliere diplomatico della presidenza del Consiglio Pietro Benassi.

“Mi auguro che lei possa venire in Italia al più presto, manca da troppo tempo: non vorrei che il popolo italiano pensasse che lei non gli presta attenzione”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso dei saluti di rito prima dell’inizio dei negoziati con il presidente russo Vladimir Putin.

“La nostra economia è solida e il governo farà la sua parte: dobbiamo fare squadra, sistema, governo, imprenditori e lavoratori”.

Lo ha detto il presidente del Consiglio Conte incontrando in mattinata a Mosca una delegazione di imprenditori del settore delle calzature, alla presenza dell’ambasciatore italiano in Russia Pasquale Terracciano e del direttore dell’Ice di Mosca, Pierpaolo Celeste. “Agli imprenditori stiamo riservando attenzione nella manovra anche con sgravi fiscali. L’Italia è la seconda manifattura in Europa, nel 2018 l’export con la Russia ha ripreso slancio e mi auguro che anche voi possiate prendere questo treno”, ha aggiunto Conte rispondendo alle richieste di sostegno della presidente di Assocalzature, Annarita Pilotti che in particolare ha chiesto che vengano finalmente tolte le sanzioni alla Russia sollevando una vera e propria ovazione tra gli espositori presenti.

“La Russia è un partner strategico dell’Italia e mi darete atto che fin da subito ho dimostrato particolare attenzione per questo Paese”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Mosca incontrando una delegazione di imprenditori italiani del settore delle calzature. “Sono qui oggi per dimostrare al presidente Putin la costante disponibilità dell’Italia al dialogo: le sanzioni non possono essere un fine ma un mezzo per risolvere le divergenze”.

Rosneft: con Eni e Saipem nel Mar Nero – La joint venture costituita vede una partecipazione di Rosneft al 66,67% e di Eni al 33,33%. Come nel marzo scorso, la major italiana non conferma le indiscrezioni russe ma conferma i progetti congiunti che continuano a legare Eni e Rosneft, dall’Egitto al Golfo del Messico. Tanto è vero che l’ad di Eni, Claudio Descalzi, ha incontrato martedì a Mosca il numero uno di Rosneft, Igor Sechin. Un incontro “molto cordiale» che è stato anche occasione per affrontare «i possibili scenari futuri» della collaborazione tra Eni e Rosneft, «ovviamente nel pieno rispetto delle regole internazionali”.

"Mi auguro che l'Italia fallisca". Dichiarazioni vergognose del parassita dell'UE Dijsselbloem


GUARDA IL VIDEO:




Jeroen Dijsselbloem, ex capo dell’Eurogruppo, trombato alle elezioni, successivamente capo dei laburisti olandesi (quindi nello stesso gruppo  europeo del PD) in un’intervista alla CNBC pronuncia parole INCREDIBILI, che dovrebbero far scaturire inchieste ed una reazione del Presidente della Repubblica, oltre che delle maggiori cariche politiche. La rivelazione di come vogliono schiacciarci.
Per questo motivo spero vogliate dare la massima diffusione a questo articolo ed a questo video.

Il politico olandese invita la BCE a far si che lo spread esploda, con mosse contrarie ai titoli di stato italiani, per piegare il volere del popolo italiano. Le sue parole sembrano quasi voler spingere verso una situazione al limite del colpo di stato. Nel video sottostante in italiano un riassunto che ne rende il senso, anche se la traduzione non letterale, a fine articolo troverete le parole originali, ovviamente in inglese.

Non credo che vedrete mai questo video in TV  quindi vi prego di diffonderlo per altre vie.

Gli articoli sulle porcate di papà Renzi erano veri, ma grazie a questo cavillo del giudice Travaglio gli deve 95 mila Euro





Tiziano Renzi, il Fatto assolto per quattro articoli d’inchiesta e condannato per due commenti e un titolo



Il giudice Lucia Schiaretti, nel dispositivo della sentenza, ha anche condannato il padre dell’ex segretario del Pd a pagare 13mila euro di spese processuali al direttore Peter Gomez e al cronista Pierluigi Giordano Cardone, i cui articoli – firmati con Gaia Scacciavillani – sono stati ritenuti perfettamente veri

Assoluzione per i quattro articoli di inchiesta, condanna per il titolo a uno di essi e per due commenti. Il Tribunale di Firenze ha condannato il Fatto Quotidiano a risarcire Tiziano Renzi con 95mila euro. Il padre dell’ex premier, a leggere la sentenza del giudice Lucia Schiaretti, è stato diffamato da due commenti del direttore Marco Travaglio (60mila euro) e da un titolo di un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano e da ilfattoquotidiano.it agli inizi di gennaio 2016. Nell’annunciare la notizia via social, l’ex segretario del Pd ha parlato di “enorme mole di fango buttata addosso alla mia famiglia, a mio padre, alla sua salute. Una campagna di odio senza precedenti”. Ciò che Matteo Renzi omette è che sul contenuto dei quattro articoli contestati, il giudice ha assolto il Fatto Quotidiano. Nella richiesta di risarcimento danni per 300mila euro, infatti, Tiziano Renzi aveva definito le nostre inchieste giornalistiche una campagna di stampa contro di lui. Secondo la sentenza, però, i fatti riportati sono veri e di interesse pubblico, quindi non diffamatori. Gli interessi, i legami imprenditoriali e i movimenti di Tiziano Renzi nel mondo degli outlet del lusso erano e restano un fattoconclamato. Il giudice Lucia Schiaretti, nel dispositivo della sentenza, ha condannato il padre dell’ex segretario del Pd a pagare 13mila euro di spese processuali al direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez e al cronista Pierluigi Giordano Cardone, i cui articoli – firmati con Gaia Scacciavillani – sono stati ritenuti perfettamente veri.

“In linea generale può senz’altro ritenersi che le attività economiche e politiche (quale esponente locale del Pd) del padre del Presidente del Consiglio in carica possano rivestire un pubblico interesse” ha scritto il giudice Schiaretti nella sentenza. I quattro articoli del Fatto Quotidiano contestati da Tiziano Renzi parlavano proprio di questo: dei rapporti (anche economici) del padre dell’allora presidente del Consiglio con gli ideatori e gli sviluppatori degli outlet del lusso targati The Mall. Nella fattispecie, si tratta di tre centri commerciali: quello di Leccio Reggello in provincia di Firenze e dei progetti per realizzare altrettanti mall a Sanremo e a Fasano, in provincia di Brindisi. Il Fatto ha analizzato i ruoli e gli intrecci societari tra tutti i protagonisti dei progetti, la maggior parte dei quali legati a Tiziano Renzi. Che si è sentito diffamato dal contenuto dell’inchiesta e da due commenti del direttore e ha chiesto 300mila euro di risarcimento a Marco Travaglio e Peter Gomez (direttori responsabili del giornale e del sito) e a Gaia Scacciavillani e Pierluigi Giordano Cardone, gli autori dell’inchiesta.

Nella sentenza, il giudice Lucia Schiaretti ha analizzato i sei articoli incriminati e ha deciso che quello in cui si parla dei legami tra Tiziano Renzi e gli imprenditori dell’outlet di Reggello “non contiene informazioni lesive della reputazione di Tiziano Renzi“. Il motivo? “L’articolo evidenzia in primis la partecipazione di personaggi del mondo toscano e vicini al Partito democraticoquali Rosi, di Banca Etruria, Bacci, finanziatore della Fondazione Big Bang, Sergio Benedetti, Sindaco di Reggello, Niccolai, con il quale Tiziano Renzi costituirà la Party s.r.l. e che erano già in precedenza conosciuti dall’attore, che a Rignano vive da sempre e dove ha sempre svolto la sua attività politica”. Non è lesivo neanche l’articolo che ricostruiva un processo all’epoca in corso ad Arezzosulla famiglia Moretti. Scive il giudice: “Né si può ritenere lesivo della reputazione del Renzi l’accostamento a personaggi indagati, vicini a lui e al figlio. La rilevanza del fatto narrato si desume dal fatto che il figlio di Tiziano Renzi, Matteo Renzi, era all’epoca Presidente del Consiglio dei Ministri e, dunque, da ciò deriva l’interesse del lettore a conoscere il comportamento della di lui famiglia e di coloro che, come amici o imprenditori, si muovono intorno alla politica del Pd”.

Simile il ragionamento che porta il giudice a ritenere non diffamatorio il terzo articolo della serie, che dà conto di alcune perquisizioni ai danni di società che fanno parte del settoreoutlet. “Nel corpo dell’articolo – si legge nella sentenza di Lucia Schiaretti – si specifica che tra le società perquisite c’è anche la Nikila Invest, che controlla il 40% della Party, di cui è socio Tiziano Renzi, padre del Presidente del Consiglio, e amministratore unico la madre del premier Laura Bovoli. L’articolo si colloca, insieme agli altri di cui è causa – prosegue il giudice – nell’ottica di evidenziare i collegamenti di Tiziano Renzi a imprenditori sottoposti a indagini e a Lorenzo Rosi di Banca Etruria; tuttavia, nessuna informazione falsa o lesiva della reputazione dell’attore risulta ivi riportata. L’essere in affari, infatti, è circostanza oggettivamente neutra e nulla ha fatto l’autore dell’articolo per indurre a ritenere che Tiziano Renzi fosse responsabile di alcunché. Deve, dunque, escludersi la natura diffamatoria dell’articolo in oggetto”. Il Fatto Quotidiano, come detto, è stato invece condannato a pagare 95mila euro per due singole parole contenute in altrettanti editoriali del direttore Marco Travaglio (“bancarotta” e “affarucci”) e per un titolo (“Banca Etruria, papà Renzi e Rosi. La coop degli affari adesso è nel mirino dei pm”) ritenuto non sufficientemente chiaro su un pezzo giudicato invece veritiero. Tradotto: il contenuto degli articoli è vero, corretto, di interesse pubblico e non diffamatorio.

Clamoroso! La Procura di roma denuncia Moscovici e Ottinger: "Hanno alterato i mercati per danneggiare l'Italia"




Una denuncia contro i commissari europei Pierre Moscovici e Guenther Oettinger per manipolazione del mercato in relazione alle loro dichiarazioni sulla manovra del Governo italiano. E’ stata presentata questa mattina presso la Procura della Repubblica di Roma da due giornalisti Francesco Palese e Lorenzo Lo Basso.



Nelle ultime settimane – si legge nella denuncia – alcune dichiarazioni dei commissari europei Pierre Moscovici e Guenther Oettinger hanno pesantemente turbato i mercati italiani. Dichiarazioni rese alla stampa (non quindi comunicazioni ufficiali come il loro ruolo istituzionale imporrebbe) a mercati aperti che hanno manifestamente modificato l’andamento degli stessi, incidendo in modo significativo sulla fiducia e l’affidamento che il pubblico pone della stabilità patrimoniale di banche e gruppi bancari, alterando contestualmente il valore dello spread italiano.



Tali dichiarazioni sono state rese PRIMA che detti commissari ricevessero l’intera documentazione da parte del Governo italiano, avvenuta in data 16/10/2018 con il Documento programmatico di bilancio. In tal modo hanno diffuso notizie false e posto in essere operazioni simulate sulle conseguenze per l’Italia da tale manovra di bilancio provocando l’alterazione del prezzo di strumenti finanziari (violazione art. 185 TUF E ART. 501 C.P.) Lo Spread, che incide sui risparmiatori italiani, è infatti cominciato a salire. Si consideri che a fine Settembre era sul livello di 240 punti mentre è cominciato a salire vertiginosamente unitamente alle dichiarazioni dei due funzionari.

Nella denuncia vengono citate le dichiarazioni di Moscovici dello scorso 28 Settembre alla tv francese Bfm, riprese dalle agenzie di stampa italiane alle ore 10. “Fare rilancio economico – disse Moscovici – quando uno è indebitato si ritorce sempre contro chi lo fa, ed è sempre il popolo che paga alla fine”. Quel giorno lo spread, partito a 236, arrivò a toccare i 282 punti per poi chiudere a 267.



E ancora le dichiarazioni sempre di Moscovici del primo Ottobre parlando con i giornalisti in Lussemburgo. ‘Il 2,4% – affermò il commissario – una deviazione molto molto ampia”. Dopo queste affermazioni lo spread chiuse a 282 punti, partendo da 267.



E infine le dichiarazioni del 17 Ottobre di Oettinger allo Spiegel on line: “La commissione Ue rigetterà la manovra del bilancio italiano”. La lettera ufficiale della Commissione – si fa notare nella denuncia – sarà recapitata al Governo italiano in serata (a mercati chiusi) ma Oettinger avverte la necessità di anticiparne i contenuti nel primo pomeriggio ad un giornale tedesco on-line!” Lo spread passò da 292 a 308 punti”.

La risposta di Savona a Bruxelles? Uno schiaffo clamoroso all’Europa: il piano segreto del governo




L’esecutivo gialloverde sembra non dare tregua all’Europa: Matteo Salvini e Luigi Di Maio – fa sapere Il Giornale – hanno tutte le intenzioni di nominare a capo della Consob niente di meno che Antonio Maria Rinaldi che con Paolo Savona non condivide solo l’amicizia ma anche



 l’euroscetticismo. L’Autority è da 42 giorni senza un capo, dato che Mario Nava, ex presidente Consob, è stato spinto a consegnare le proprie dimissioni il 12 settembre scorso. Ma l’intesa tra i due vicepremier sarebbe arrivata solo lunedì 22 ottobre, in occasione della cena post decreto fiscale.

Il tempo trascorso fino ad ora è servito a far diventare Rinaldi una star televisiva, incassando il sigillo di Davide Casaleggio e la benedizione della platea grillina nel corso di Italia 5 Stelle. L’unico ostacolo che rimane da superare è la Bce, che potrebbe non gradire un altro nemico dell’Ue. La proposta di governo arriva direttamente dalla scuderia del ministro per gli Affari europei, ma con l’assenso dell’ex ministro democristiano Vincenzo Scotti, il vero suggeritore politico di Di Maio.

Rinaldi è, infatti, consulente e professore di Economia politica alla Link Campus University di Roma, là dove Scotti e il M5s pescano la classe dirigente. Una carriera modesta, quella di Rinaldi, che è stato docente all’università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara e direttore generale della Sofid (capogruppo finanziaria dell’Eni). A catapultarlo nella politica nazionale sono state le invettive tv contro i burocrati europei e le loro ricette economiche: “Il governo Conte deve arrivare a sfondare la soglia del 5% nel rapporto tra deficit e Pil” continua a sostenere l’economista.

lunedì 22 ottobre 2018

Governo,Conte: onestà e trasparenza. Posta la richiesta di taglio di stipendio



"Abbiamo tagliato i vitalizi e taglieremo le pensioni d’oro: il concetto di equità è al centro della nostra politica"


"Onestà e trasparenza: due parole chiave per il Governo del Cambiamento, due modi di agire attraverso i quali, sindai primi giorni, abbiamo voluto dare un indirizzo di rottura con gli schemi del passato. Ieri pomeriggio alla festa 'Italia 5 Stelle' ho annunciato la decurtazione del 20 per cento dello stipendio. Ovviamente nessuno me lo ha chiesto, ma mi sembrava giusto e opportuno farlo .Perché siamo noi i primi a dover dare il buon esempio. Abbiamo tagliato i vitalizi e taglieremo le pensioni d’oro: il concetto di equità è al centro della nostra politica, come anche l’interesse dei cittadini. Proprio all’insegna della trasparenza vi mostro qui la lettera, datata 16 luglio, che riporta la richiesta al Segretario Generale di Palazzo Chigi - Presidenza del Consiglio dei Ministri per la riduzione del 20% dell’indennità di carica spettante al Presidente del Consiglio dei Ministri a cui, appunto, ho fatto riferimento ieri pomeriggio". Lo scrive su Facebook il presidente Giuseppe Conte.


“Questa l’unica soluzione per toglierci il cappio di Bruxelles” Paolo Savona, la spaventosa verità sulla moneta




Il debito pubblico è “la pietra dello scandalo”. A rivelarlo a ItaliaOggi è Paolo Savona, ministro per gli Affari europei, che spiega l’unico modo per salvare l’euro e l’Unione Europea: “Per la loro sopravvivenza è centrale la sistemazione dei debiti in eccesso al 60% del pil – spiega in un documento inviato direttamente a Bruxelles -. Dunque, tale ridimensionamento deve andare di pari



 passo con l’introduzione di parametro di stabilità del deficit di bilancio pubblico che non sia fisso, ma cresca al massimo come il pil, per evitare che si formi un nuovo rapporto oltre quella percentuale precedentemente citata”.

Secondo l’economista l’ingrediente principale per mantenere in equilibrio finanziario uno Stato è aumentare percentualmente il debito in misura minore del valore aggiunto che produce. Eppure la governance Ue ignora questa semplice regola e “fa dei due parametri fiscali, simboli immutabili“, nonché “veri piloti automatici” che si sostituiscono a “una politica economica responsabile“. “Infatti – prosegue Savona – gli eccessi di debito servono per piegare i paesi spendaccioni ad accettare la sovranità europea, fatta di politiche deflazionistiche, le uniche, per Juncker, di creare condizioni che consentono ai nostri pronipoti di soddisfare i loro bisogni di crescita”.

È ovvio che la proposta di Savona debba essere applicata garantendo che i debiti di un paese non gravino su quello degli altri: “I debiti devono essere però protetti dagli attacchi speculativi che trovano alimento nella stessa politica europea”.

“La favola dell’Europa non è quella che ci raccontano” Lorella Cuccarini esce dal coro con una coraggiosa intervista




Il libro Gli Stregoni di Marcello Foa? “Illuminante”. L’Unione europea? “La favola dell’Europa non è quella che ci raccontano”. A rispondere in questo modo, in una lunga intervista al quotidiano La Verità, è la showgirl Lorella Cuccarini. Si professa “un’assidua frequentatrice” del sito dell’economista Alberto Bagnai e, senza scendere nei dettagli, dichiara di aver votato per una delle forze attualmente al governo.



La “più amata dagli italiani” racconta la sua svolta sovranista.
Il libro di Foa mi è stato consigliato da mia sorella, e mi ha molto colpito. Due anni fa ho letto Il mondo nuovo di Aldous Huxley, e mi si è aperta la finestra del ragionamento sulle utopie negative.
La showgirl, oggi 53enne, nella scelta tra popolo ed élite non ha dubbi: si colloca con il popolo, perché – spiega – non si sente rappresentata dalle élite. Quanto a uno degli argomenti più discussi degli ultimi giorni, lo spread, dice:
Pochi giorni fa ho letto un sondaggio: una delle paure più grandi degli italiani è lo spread (..) Non possiamo vivere con l’incubo dello spread. L’ho capito persino io!”.
Lorella Cuccarini non nasconde la sua ammirazione per Paolo Savona, ministro per gli Affari europei, e, sull’Unione europea dice:
Viviamo una Unione divisa dagli egoismi, costruita sulla speculazione dei grandi mercati. Non c’è etica, c’è troppa finanza (..) sovranità sembra diventata una brutta parola. Eppure il concetto è scritto nel primo articolo della nostra Costituzione!


“Vuoi denunciarmi?Ecco le prove di ciò che dico” Foa demolisce Renzi: la lista di chi è a libro paga? E’ pubblicata sul sito del vecchio delinquente!




Il neo presidente della Rai Marcello Foa risponde per le rime alle farneticazioni del bomba di Firenze: sulla lista dei deputati PD a libro paga del noto terrorista George Soros (CLICCA QUI PER LA LISTA)




Leggo dalle agenzie di nuove polemiche.
Chi mi accusa di razzismo e di xenofobia forse farebbe meglio a leggere tutto il testo del lungo colloquio avuto con Haaretz invece di affidarsi a sintesi di agenzia. Nell’intervista ho dichiarato esattamente l’opposto e ho preso nettamente le distanze da ogni forma di razzismo e di estremismo.
Sono dunque accuse strumentali il cui intento politico è evidente.
Quanto alla vicinanza di alcuni esponenti politici italiani alla Open Society di Soros, non sono io a dirlo ma la stessa Open Society in un suo rapporto interno che, chi vuole, può leggere qui: https://legacy.gscdn.nl/archiv…/images/soroskooptbrussel.pdf. Naturalmente essere considerati vicini, come scriveva quel rapporto, è cosa ben diversa dall’essere finanziati.
Non ho fatto che riprendere una notizia che avevo affrontato il 4 novembre 2017 sul blog che all’epoca tenevo su Il Giornale: http://blog.ilgiornale.it/…/…/11/04/pd-suicidarsi-ius-soli/… e su tutto ciò non ho nulla da aggiungere.